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Circuito etnografico dei villaggi

INTERVENTO 6

 

I comuni e i villaggi

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ETROUBLES - villaggio di Prailles

L'attività dei montagnards si svolge anche sui fianchi della montagna….gli agricoltori modellano nella roccia dei ripiani terrazzati, per trattenere quel poco terreno agrario presente. Molto spesso sono costretti a riportare a spalle con la gerla negli alti ripiani quella parte di terreno che è stata trasportata in basso dalle acque disordinate. La coltura dei cereali panificabili è assolutamente quella prevalente, data l'importanza di questo alimento. La montagna, nel XVI e XVII secolo si presentava dunque come un vasto collage di piccoli campicelli, talvolta di pochi metri quadrati (Prailles nella toponomastica è uno dei tanti esiti del latino volgare pratalia, pratellum, cioè piccolo prato e insieme di prati) mentre al pascolo venivano riservate le zone più elevate, al di sopra della fascia dei boschi (si pascolava di frequente anche nel bosco stesso).

Il grano veniva coltivato su uno stesso campo ad anni alterni perché la terra era arida e non permetteva uno sfruttamento costante. L'aratura avveniva durante il mese giugno: si concimava il campo e l'anno successivo lo si seminava. Come già accennato si coltivava frumento, segale, avena e orzo, ma le granaglie più diffuse erano il frumento e la segale, assai più robusta del grano. Il frumento era facilmente infestato dai parassiti, specialmente nei campi a bassa quota, anche se aveva maggiori qualità nutritive. La semina iniziava gli ultimi giorni di agosto e ai primi di settembre, proprio nel periodo in cui le precipitazioni erano più abbondanti. Dopo che si spargeva il grano si passava l'aratro per rivoltare ancora una volta il terreno e per sgretolare le zolle più grosse. A lavoro ultimato si tracciava una croce in mezzo al campo con un rastrello come segno propiziatorio per un buon raccolto e si conficcava una croce di legno costruita con dei rami. Se il tempo era favorevole il grano germogliava dopo 15 o 20 giorni e continuava a crescere fino a quando la terra non gelava. In autunno si controllava se il germoglio si era sviluppato bene perché assicurava un raccolto più ricco per l'estate successiva. Infatti con l'arrivo dell'inverno il germoglio veniva ricoperto dalla neve, con la venuta della primavera si riseminavano quelle parti dove i germogli erano stati soffocati dai grossi cumuli di neve soffiati dal vento. Successivamente alla fioritura si controllava che il grano non avesse subito dei danni; accedeva molto spesso che dopo un lungo periodo di pioggia il fiore marciva e di conseguenza il raccolto era più povero. Poi si estirpavano i cardi e le erbe selvatiche perché i loro semi non si mescolassero con i chicchi del frumento. La mietitura avveniva verso la fine di luglio, quando le spighe erano leggermente piegate ed i chicchi si spaccavano sotto i denti del contadino che ne controllava la maturazione. La mietitura era un lavoro duro ed avveniva nelle primissime ore del mattino quando il grano era più facile da legare per formare i mannelli. Il sole ardente del pieno giorno faceva si che la paglia si spezzasse e impediva la sua legatura. I mannelli dopo essere stati legati venivano lasciati seccare per qualche giorno. Il grano veniva poi battuto nel fienile per essere battuto con dei bastoni particolari. L'aia doveva essere coperta e non doveva presentare nessun buco e nessuna fessura sul pavimento…il grano era prezioso e nessun chicco andava perduto. Dopo che il grano era stato battuto si raccoglieva la paglia e la si affastellava in grossi covoni. La paglia che vi restava veniva ancora una volta battuta e poi raccolta. Il grano veniva ammucchiato in un angolo e le donne lo passavano al vaglio.

In quei secoli le condizioni economiche erano quelle dell'economia di sussistenza. Le frequenti disgrazie e le conseguenti difficoltà economiche dei contadini (carestie, valanghe…) creavano facile terreno per l'attività degli speculatori. Per fronteggiare le situazioni più gravi, è interessante ricordare l'iniziativa del vescovo di Aosta Gromis, che creò nel 1585 un fondo-magazzino grano, al quale potevano attingere i valligiani meno abbienti nei periodi di difficoltà, per far fronte ai propri impegni senza cadere vittima degli usurai. Questa interessante istituzione segnò il preludio di un moderno senso di cooperativismo e nello stesso tempo di solidarietà sociale. Nel 1629 la peste colpì la valle, ad Etroubles e villaggi le vittime furono 326; vaste superfici di terra coltivata vennero abbandonate poiché le braccia non erano più sufficienti. Le zone di difficile accesso restarono senza coltura e nessuno più si occupò della manutenzione del complesso sistema di canali e reti di irrigazione. Solo dopo la popolazione trovò un nuovo assestamento e i montagnards delle zone più disagiate si insediarono nei villaggi spopolati e devastati dal morbo, recuperando i campi invasi dai rovi e dai boschi.

I campi tornarono ad essere destinati alla coltivazione del frumento e della segale e le pratiche della cerealicoltura rimasero "invariate" per molto tempo.

 

Le latterie turnarie
Sono dei sistemi cooperativistici che hanno rivestito, e ancora rivestono, grande importanza nell'economia pastorale valdostana. La prima latteria turnaria è nata ad Etroubles a metà dell'ottocento su proposta di un agricoltore della valle svizzera di Bagnes. Questi che lavorava come coadiutore da un certo Anselmo Marcoz di Vachéry pensò di proporre il sistema che già da tempo dava ottimi risultati nel suo paese natale. La latteria funzionava piuttosto semplicemente: gli allevatori, chiamati "fonciers", proprietari dei fondi, si consociavano dotandosi di strutture ed attrezzature per la lavorazione del latte, quindi assumevano un casaro a tempo pieno. In base al latte conferito, ogni foncier prestava la propria opera secondo turni prestabiliti. Le fontine e gli altri prodotti venivano venduti e il ricavato diviso proporzionalmente tra i soci. Singolare il fatto che il vitto del casaro, che disponeva di una stanza nei locali della latteria, fosse a carico dell'allevatore di turno. La cooperazione risultava di fondamentale importanza in tempi in cui gli allevatori possedevano pochi capi, in quanto il latte prodotto singolarmente nono sarebbe stato sufficiente per la preparazione delle fontine da vendere.

La prima latteria turnaria venne costruita il 24 luglio 1853, regolamentando con atto notarile, pratiche già diffuse fra gli allevatori, da allora fu regolamentato tutto: lavoro, spese e rendite, ripartite equamente in base all'impegno ed all'apporto di ogni singolo socio. Erano previsti anche soci non fonciers, affittuari, che per ogni litro di latte conferito dovevano versare una quota per contribuire alle spese. All'inizio i grandi allevatori si dimostrarono diffidenti riguardo alla reale produttività di una simile struttura, ma si ricredettero presto, tanto che, oltre a quella del capoluogo, vennero costruite altre latterie prima ad Echevennoz (1853), quindi anche a Vachéry (1877) Prailles (1873) ed Eternod (1883). Oltre alla fontina si produceva anche formaggio magro e brossa vale a dire burro di ricotta, ciò che rimaneva al termine di tutte le lavorazioni veniva utilizzato per nutrire i vitelli.


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