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Circuito etnografico dei villaggi

INTERVENTO 6

 

I comuni e i villaggi

| Allein | Bionaz | Doues | Etroubles | Gignod |

| Ollomont | Oyace | Saint Oyen | Saint Rhémy |

 

 

BIONAZ - villaggio di Ruz

Nei villaggi di un tempo si viveva isolati… i villaggi erano comunque discretamente popolati e serviti da un reticolo di sentieri e mulattiere, tenute sgombre dalla neve anche durante l'inverno, se molto frequentate. Tutto il territorio era lavorato: nei campi si coltivava la segale, l'orzo, le patate e gli ortaggi, si allevava il bestiame.

L'isolamento delle comunità era tuttavia interrotto dalla partenza e dal ritorno degli emigranti stagionali che con il loro lavoro integravano il reddito agricolo che garantiva la sopravvivenza della popolazione locale.

La vita di questa comunità era diversamente regolata dal susseguirsi delle stagioni che guidavano il ritmo delle attività agricole e pastorali che, a loro volta erano scandite dalle fasi lunari. La primavera e l'estate corrispondevano alla ripresa dei lavori in campagna, alle corvées per la manutenzione dei sentieri e dei manufatti di utilizzo comune. In questa stagione si provvedeva alle scorte alimentari per l'inverno, sia per gli uomini che per gli animali, e i villaggi restavano temporaneamente quasi del tutto disabitati, poiché le famiglie si trasferivano negli alpeggi e molti degli uomini partivano per "fare la stagione".

L'autunno e l'inverno rappresentavano invece il periodo dell'anno in cui la comunità si ritrovava riunita: gli emigranti ritornavano alle proprie famiglie con un gruzzolo messo da parte e con molte avventure e novità da raccontare. Le famiglie al completo si riunivano nelle stalle per le veillà durante le lunghe serate.

Ed è proprio in questo periodo che avveniva la preparazione e la cottura del pane, la quale si effettuava una sola volta all'anno e costituiva l'appuntamento comunitario più importante… un appuntamento a cui nessuno poteva permettersi di mancare.

L'accensione del fuoco nel forno richiedeva organizzazione e solidarietà ma si presentava anche come un momento di aggregazione ed allegria tra tutte le famiglie di ogni villaggio, poiché il procedimento per la preparazione del pane e la sua cottura si protraeva per settimane nelle frazioni più abitate senza interruzioni, essendo indispensabile che il forno non si raffreddasse. Le varie famiglie si alternavano nella cottura della propria quantità di pane, ma tutti insieme collaboravano, aiutandosi l'un l'altro affinché fossero rispettati i tempi delle varie lavorazioni in modo da procedere senza interruzioni e senza perdite di tempo. Gli uomini curavano il forno e si occupavano del riscaldamento, della cottura del pane e della preparazione dell'impasto mentre le donne e le ragazze erano impegnate nella lavorazione e nella confezione delle pagnotte e nella preparazione delle vivande che sarebbero state poi gioiosamente consumate da tutti i partecipanti. Il fuoco che ardeva nel forno, risvegliandolo dal suo lungo letargo durato un anno, richiamava soprattutto i bambini e gli adulti che non erano impegnati nella panificazione che si svolgeva nella stalla. I giovanotti provenienti dai villaggi vicini accompagnati dal suono di una fisarmonica si recavano, soprattutto a sera inoltrata, nella stalla in cui si panificava a far visita alle ragazze intente a confezionare i pani e a gareggiare fra loro nel mettere in mostra la propria abilità davanti agli occhi del possibile fidanzato o del futuro marito. A volte si preparava, per burlarsi di qualche uomo o donna del villaggio un po' troppo chiacchieroni, la pagnotta con la vipera, riproducendo il rettile con un rotolino d'impasto. Insieme con i pani si cucinavano le zuppe o la torta, utilizzando grossi contenitori di rame; queste erano poi consumate dai panificatori nei pochi momenti liberi mentre il forno stava cuocendo le pagnotte.

 

Il forno e i campi di Ruz

I forni da pane che si ritrovano nei villaggi di Bionaz, con la loro semplice ma eccezionale fattura, si inseriscono in quella svariata molteplicità di forme non codificate che fanno parte del patrimonio architettonico rurale di alta montagna.

Essi sono costituiti da piccoli manufatti in pietra, immediatamente riconoscibili per la loro classica apertura triangolare o arcuata che è denominata "bocca del forno", con il tetto con orditura in legno e copertura in lose di pietra. Dal punto di vista tipologico e costruttivo essi sono simili a quelli presenti nelle altre valli della regione e a quelli dei territori confinanti.

L'elemento che li caratterizza è una calotta in pietra ribassata al centro, che costituisce la camera di cottura del forno, realizzata su di un basamento in pietra che supporta il piano di cottura del forno. La bocca del forno, di forma triangolare o ad arco, è realizzata con una o più pietre lavorate e da uno o due canali di areazione con funzione di tiraggio, elemento indispensabile affinché, durante il riscaldamento del forno, la legna bruci in modo uniforme.

 

Il grenier di Perquis

I greniers sono piccole costruzioni in legno, visibili nelle zone di "montagna" o nell'envers, si possono trovare isolati, adiacenti ad un'abitazione, inglobate in nuove costruzioni in pietra, addossati ad un rascard oppure poste come tamponamento tra due edifici e permettenti il passaggio sottostante. Il grenier isolato, come quello di Perquis, è certamente il più interessante perché completo dal punto di vista strutturale e funzionale. Le pareti sono costituite da tronchi di larice segati, accuratamente lavorati a sezione rettangolare e sovrapposti di taglio; vengono legati alle pietre cantonali con incastro a mezzo legno e in casi eccezionali immaschiati. Il risultato è una parete dello spessore di circa 10- 12 centimetri che offre un buon isolamento termico ed inoltre permette la traspirazione rendendo asciutto l'ambiente. Questo fatto è essenziale per la conservazione del vestiario e soprattutto di derrate alimentari quali granaglie, farine, pane, insaccati e frutta.

Il grenier isolato è composto da due livelli in legno poggianti, tramite i "funghi" su una costruzione in muratura adibita a cantina o a deposito per attrezzi. A volte i tavoloni poggiano su funghi che al posto della pietra sorreggono un tronco squadrato corrente sotto la parete in legno, usato per distribuire il peso del grenier stesso su più funghi. In queste costruzioni la quantità di porte, di dimensioni ridotte, corrisponde al numero di proprietari. Non esistono finestre, ma solo aperture per l'areazione che, a seconda delle esigenze, possono essere chiuse.


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