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Circuito etnografico dei villaggi

INTERVENTO 6

 

I comuni e i villaggi

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OYACE - i mulini

Sorti ai piedi della Tornalla, i villaggi di Oyace hanno da sempre goduto di una posizione strategica per il controllo delle comunicazioni con il Vallese attraverso il Col Collon e il Crête Sèche (conosciuto fin dal XVI sec. con il toponimo di Finestra Agaciae).

L'emergenza architettonica più significativa, la torre castellata che domina il paesaggio, è già citata a partire dal 1197 e apparteneva originariamente a non meglio precisati Signori di Oyace; smantellata dai Savoia fra il 1233 e il 1253 passò infine alla famiglia di Quart. La struttura a pianta ottagon ale – unico esempio in Valle d'Aosta – presenta un ingresso a diversi metri dal suolo con architrave sormontato da un arco di scarico, anch'esso unico nella regione.

La leggenda popolare vuole che la torre sia stata edificata da un gruppo di Saraceni rifugiatasi in Valpelline intorno al XI secolo.

Durante la peste del 1630 Oyace evitò il contagio tramite l'installazione di un cancello nel villaggio di Le Bouyoz, al fine di impedire il passaggio di stranieri infetti.

La data del 1688 è riportata per la realizzazione del ponte sull'orrido della Betenda in sostituzione dell'antica passerella esistente fin dal XV secolo.

La posizione privilegiata per alcuni versi dei villaggi di Oyace è stata origine d'altro canto di gravi tragedie. Il 12 ottobre 1791 una frana si è staccata dalla comba di Veyna e ha raggiunto i casolari di Voisinal. Non fu il solo: lo stesso versante causò altre frane il 26 aprile del 1800, e nel mese di ottobre del 1846 e del 1857. Il più importante villaggio del comune, presenta i resti di un mulino accanto al torrente e di numerose abitazioni agglomerate.

I pericoli naturali e i vincoli orografici costrinsero la collocazione dei centri abitati in luoghi riparati dalle frane e dalle valanghe. A Closé, ad esempio, si è cercato di ovviare al pericolo tramite la realizzazione di abitazioni molto incassate nel terreno. Tuttavia il soleggiamento era altrettanto importante e i villaggi si sono distribuiti sull'adret (versante solatio) come potevano: sfruttando le creste rocciose, sulle soglie glaciali, al riparo dai coni di deiezione per risparmiare le terre coltivate, scarse e vitali per l'economia agricola.

I materiali da costruzione reperibili in loco hanno influenzato la qualità delle murature: la disponibilità rocce di buona qualità permette la realizzazione di apparecchi murari durevoli e la realizzazione di lose resistenti.

A Voisinal è possibile vedere un esempio di grenier isolato (databile all'incirca al XV sec.). Questo tipo di costruzione era adibito alla conservazione di prodotti finiti… potevano ospitare la farina, il pane, attrezzi agricoli, fino al vestiario. Originariamente di costruti da una sola grande famiglia, essi si scorporavano con le generazioni in parcellizzazioni fondiarie anche molto complesse. Erano costruiti con tavole in larice di circa 12 cm di spessore, incastrati a mezzo legno e tenuti stretti tramite caviglie. Erano quasi sempre a due piani e costituiti da due spazi fondamentali a volte completato da un loc ale aggiunto esposto a sud, con funzioni di essiccatoio, e realizzato in aggetto con tavole verticali.

Le abitazioni di nuova costruzione erano realizzate sovente ai margini del villaggio da committenti facoltosi. Erano caratterizzate da particolari costruttivi caratterizzanti: colonne circolari in facciata (XVII o XVIII sec.), volte a crociera (XVIII sec.) o a vela (XIX sec.) nelle stalle, archi a tutto sesto (XVI sec.) o ribassati (XVIII sec.) agli accessi principali. A Voisinal si possono riconoscere questi grossi edifici (ex-maison Bétend, XVIII sec. a sud del granaio) a funzioni concentrate ai margini del villaggio, mentre si riconoscono nel tessuto costruito le tipologie a funzioni dissociate.

Nel villaggio si possono ancora individuare le rovine di un mulino. Questo edificio essenzi ale al ciclo di produzione agricola era essenzialmente collettivo nell'uso e nella proprietà. Situato in corrispondenza di canali o ruscelli permetteva la macinatura dei cereali, alimento base degli abitanti del villaggio. Le frane, le piene, le tasse esagerate (XIX sec.) prima e l'abbandono delle coltura cerealicole ne hanno causato la progressiva scomparsa. In alcuni casi l'unica testimonianza rimane il toponimo della località.

La chiesa del capoluogo fu completata nel 1788 a seguito della concessione di autonomia parrocchi ale avvenuta nel 1775; essa prese il posto di una cappella preesistente e ris alente probabilmente al 1550. Nel 1617 il marchese di Romagnano, governatore del ducato d'Aosta, raccontava di come gli abitanti di Oyace, impediti dalla neve, erano costretti a collocare i defunti durante l'inverno nella neve, per portarli soltanto in seguito alla parrocchia di Valpelline per la sepoltura.

L'economiadei villaggi di Oyace era fondata sull'agricoltura. Un ruolo importante rivestivano gli alpeggi situati nei valloni ricchi di pascolo di Verdona e di Vessona. Agli inizi del XX sec., con la diffusione dell'alpinismo fece la comparsa una prima forma di turismo che arricchì il villaggio di Closé dell'Hotel Otemma, ai tempi il più importante della zona. Il Rû Plan e il Rû Tors garantiscono al versante irriguo la risorsa idrica necessaria per i pascoli.

Alcune leggende "colorano" il paesaggio di Oyace.

Due giovani corteggiatori della castellana furono inseguiti dal signore d'Oyace; arrivati all'orrido solo uno dei due, il giovane Béteind, ebbe il coraggio saltare e fu graziato. L'altro venne cosparso di s ale e dato in pasto, legato, ad un gregge di pecore che lo leccarono fino alla morte. Nel punto del salto venne costruito un ponte chiamato ora della Betenda.

Ancora la castellana è la protagonista della leggenda che la vuole caritatevole e prodiga verso i bisognosi. Il signore cercò di impedirle di uscire dal castello, ma alla castellana bastava posare la mano sui lucchetti di ferro perché si aprissero. Alla fine il signore desistette quando, incontrata la dama per strada, le chiese la natura del contenuto del cesto. I fiori che dichiarò di portare furono mostrati al signore e, alla richiesta di appuntarne due sul cappello, la signora acconsentì. Al rientro al castello il signore si accorse che sul cappello vi erano due pagnottelle.

La festa dei Rosson (gli abitanti di Oyace, probabilmente per il colore fulvo dei progenitori degli abitanti) è un avvenimento di spicco nel paese. Altre feste che coinvolgono il paese sono il carnev ale, sentito come in tutta la Valpelline e caratterizzato dalle tipiche maschere napoleoniche (la benda e le sue landzettes), e le feste patronali.


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