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Circuito etnografico dei villaggi

INTERVENTO 6

 

I comuni e i villaggi

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OYACE - i mulini

La Valle d'Aosta ha avuto per molto tempo un'economia basata solo sull'agricoltura, specializzandosi in quella cerealicola dalla qu ale otteneva un ritorno che dava alle famiglie la possibilità di un reddito medio-alto. Il mulino è la prima forma di industria nata non come sostegno, ma come integrazione all'attività agricola. Non era dunque una struttura a sé stante, ma integrativa all'agricoltura e per la qu ale lavorava producendo ricchezza. Non si sa con esattezza in qu ale periodo sono stati costruiti i primi mulini in Valle d'Aosta. Presumibilmente la loro apparizione la si può attribuire con la venuta dei Romani, in concomitanza delle prime coltivazioni di frumento. Infatti furono i Romani a diffondere il pane lievitato per lo più integr ale. E' comunque molto difficile riuscire a stabilire quali siano state le prime industrie artigianali di questo tipo in Valle d'Aosta. Non c'è dubbio che dal momento in cui il territorio della regione ha cominciato ad essere trasformato per mano dell'uomo, la collina e la piana erano totalmente e intensamente coltivati a cereali.

Il grano è stato per secoli alla base dell'economia di questa regione alpina, che su questo alimento ha fondato i suoi villaggi.

Fin dai tempi antichi la forza umana e anim ale è stata sostituita dalla spinta semplice e regolare dell'acqua corrente, orientata in direzione sempre uniforme. Una ruota mossa dalla corrente dell'acqua, oltre che fornire energia, può anche facilitare l'irrigazione raccogliendo e distribuendo l'acqua in bacini o canali contribuendo notevolmente all'agricoltura.

Ma è nel medioevo che il mulino assume un ruolo fondament ale ed ha una notevole diffusione per le comunità rurali.

Ogni comunità aveva il suo mulino e il suo forno per fare il pane. Generalmente queste strutture "industriali" erano di origine signorile, questi edifici costituivano una fonte di reddito a favore del signore laico o religioso con la istituzione consuetudinaria dei monopoli.

I mulini, come i forni e gli opifici, anche quando appartenevano alla comunità, rimanevano sotto il controllo del signore proprietario del territorio: egli concedeva o meno il permesso di asportare dai boschi di sua appartenenza il legname necessario per riparare i meccanismi del mulino e per ardere nel forno, di fare le opportune canalizzazioni per prelevare l'acqua del torrente.

Inoltre i feudatari avevano il diritto di obbligare i vassalli a servirsi del loro mulino e a panificare nel loro forno.

Il permesso di costruire mulini dipendeva dai signori del territorio. I mulini, gli opifici i forni avevano cominciato ad essere di uso comune già nel XV secolo e furono posti sotto la pubblica tutela con ordinanze e regolamenti. Quando ai monopoli feudali subentrarono le costituzioni e gli statuti comunali (XVI sec.), l'arte dell'uso del mulino migliorò, producendo oggetti d'uso e facendo così prosperare la condizione soci ale degli artigiani, i quali raggiunsero una nuova tappa nella specializzazione dei loro prodotti. Sorsero così numerose piccole industrie locali per mezzo della ruota ad acqua che forniva, senza sostanziali modificazioni, la forza motrice a macchine diverse: sega, o battitore (segherie e folloni).

T ale tipo di economia chiusa si è conservata a lungo nelle comunità montane, dove alle normali difficoltà di comunicazione si aggiungeva l'isolamento pressoché tot ale durante i mesi invernali. La presenza di numerosi corsi d'acqua ha indotto gli abitanti a continuare, fino a tempi recenti, ad usufruire della forza motrice da essi prodotta, fino a quando non venne sostituita dall'energia elettrica.

Nel XVIII secolo, per mezzo della diffusione dei "libri di macchine" ed in particolare con la "Enciclopedie", si ebbe un sensibile progresso nella presentazione e divulgazione delle informazioni tecniche con disegni e precise annotazioni sul modo di costruire mulini, gualchiere, frantoi, con l'uso della forza prodotta dalla ruota ad acqua. Il legno era il materi ale da costruzione fondament ale, e il fabbro produceva i collegamenti e le rifiniture indispensabili.

I fabbricanti di mulini lavoravano quasi interamente con manufatti in ferro: gli ingranaggi e le altre parti venivano costruiti con l'ascia, il martello, lo scalpello, la lima; i loro strumenti di misura erano la riga graduata, il compasso, il calibro; gli utensili per forare erano della forma più semplice

I mulini si trovavano sia nei centri maggiori di fondovalle, sia nelle piccole unità insediative di montagna: Aosta, fin dal medioevo, aveva molti mulini dislocati lungo i corsi d'acqua che lambivano il perimetro quadrato delle vecchie mura: uno di questi esisteva ancora nell'anno 1973, ma ha cessato quasi completamente la sua attività. Anche la Valpelline durante il XVI secolo possedeva molti mulini, battitori (folloni) e segherie. Nelle vallate laterali, ogni piccola comunità, conservando le consuetudini medioevali, possedeva il suo mulino.

Alla fine del XVIII secolo, con l'aumento della superficie dei ghiacciai, i rapporti con le regioni d'oltralpe vennero a cessare e, più tardi, le nuove più facili comunicazioni verso la valle della Dora toglievano dall'isolamento le comunità delle valli laterali e molti prodotti agricoli della pianura vennero a sostituire gli scarsi prodotti locali (come il frumento e la seg ale), permettendo quindi la sopravvivenza degli insediamenti con le varie attività.

I mulini, nel tempo trascorso, appartenevano alla struttura essenzi ale di un insediamento. Erano solitamente presenti in buon numero, spesso disposti a catena lungo un corso d'acqua per sfruttarne al massimo l'energia natur ale. Nella maggior parte dei casi ospitavano una sola macina, ma poiché erano necessarie installazioni diverse per ogni tipo di cere ale, i mulini erano numerosi. Un catalogo attendibile non è mai stato steso e durante gli ultimi decenni parecchi mulini sono scomparsi o caduti in rovina per cui la ricostruzione della situazione originaria è praticamente impossibile. Spesso soltanto la denominazione di un ruscello o di un luogo ricorda l'esistenza di un mulino.

I mulini, o altre installazioni meccaniche mosse dall'acqua, sono sempre dipendenti da condizioni ambientali analoghe. In primo luogo è necessario che sia disponibile sufficiente forza per muovere la macina; essa deriva dalla combinazione del volume dell'acqua e della sua caduta sfruttabile. In una regione montuosa le cadute d'acqua sono frequenti ed importanti perciò i mulini possono essere installati su ruscelli anche di portata limitata. Si provvedeva pure a costruire una condotta apposita per ottenere una caduta più conveniente, qualora ve ne fosse la necessità.

Inoltre i mulini non dovevano essere troppo discosti dalle abitazioni ad essere facilmente raggiungibili, oltre che per motivi di trasporto, ciò era dovuto al fatto che quasi sempre era il contadino stesso a svolgere la funzione di mugnaio e perciò doveva poter compiere le solite operazioni agricole anche durante la macinatura. Per queste ragioni i mulini si trovano presso l'insediamento, possibilmente in una valletta later ale non soggetta a piene improvvise.

Spesso i mulini erano costruiti a due piani: al piano inferiore si trova il loc ale delle macine, sopra vi sono un loc ale ed un solaio. Il vano superiore serviva da deposito per il grano. (Con il mulino sono combinate altre funzioni in gener ale vi è il frantoio per le noci, le mele, le pere, la canapa ...).

Accanto al mulino, in costruzioni separate, dovevano essere ospitate altre attività artigianali che sfruttano lo stesso corso d'acqua: mortai ad acqua per la follatura, gualchiere, magli, segherie.

Esistevano due tipi di mulino. Quelli più antichi, tutti in stabili di piccole dimensioni, avevano misure di superficie che variavano da dieci a venti metri quadrati, erano estremamente semplici e nel contempo molto efficaci.

Generalmente sono questi oggetto delle antiche concessioni che i signori feudali elargivano ai loro vassalli.

La differenziazione tra i due tipi è da rapportare al posizionamento della ruota per l'acqua di cui erano provvisti. Nel primo caso si tratta di piccoli stabili sempre costruiti sopra il corso di un can ale in forte pendenza. Per questo motivo la ruota era posta sotto la struttura per cui il mulino funzionava solo quando l'acqua era presente in grande quantità.


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