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Studio Storico Ambientale Marais Vivier

 

 

 

PREMESSA

Il documento in allegato [ relazione-sa.zip ] intende riportare quanto emerso dall'indagine bibliografica delle fonti storiche che rimandano all'esistenza del Marais Vivier di Bionaz e da un'indagine più "naturalistica", finalizzata al riconoscimento delle specie vegetali attualmente presenti nella zona umida e all'individuazione di possibili interventi di reinserimento e recupero dell'ambiente di palude.

Alcuni dei sopralluoghi sono stati effettuati congiuntamente al gruppo di lavoro che cura la proposta del circuito di visita al fine di verificare con loro i "contenuti" del percorso e gli eventuali punti all'interno del circuito a cui "agganciare" le informazioni.

Percorrere il "sentiero" che circonda il Marais ha suggerito alcune "tematiche" da affrontare in una futura comunicazione all'utenza turistica, pertanto si propone di evidenziare i seguenti contenuti:

I resti del villaggio, per quanto minimi, possono essere il "suggestivo" pretesto per raccontare la storia del vivier dal medioevo al suo abbandono e di rimando per porre l'attenzione sull'Abbé Henry in quanto unico latore dell'informazione storica.

I muri perimetrali della pissine in cui si allevavano le trote possono indurre a trattare le "insospettate" abitudini alimentari delle popolazioni di montagna.

 

Fonte di sostentamento per le popolazioni di cacciatori raccoglitori, "terre di nessuno" pericolose e minacciose, porte per il regno dei morti, o, fino alla fine dell'800, acque malsane e stagnanti in grado di contaminare l'aria e inoculare la malaria…sono molti i modi per indagare l'evoluzione nella storia del rapporto fra uomo e zone umide: si può porre l'accento sull'equilibrio dettato dal riconoscerle come fonte di sostentamento, sull'"immaginario" pauroso derivante dalle credenze popolari, sulla valenza naturalistica di paludi e torbiere, solo di recente considerata in funzione di una rinnovata attenzione al recupero della biodiversità che le zone umide possono garantire.

 

Vale la pena sottolineare gli aspetti etnobotanici delle essenze vegetali rintracciate nel sito ed evidenziare le caratteristiche fisiologiche e gli adattamenti morfologici che contraddistinguono le piante di palude rendendole altamente specializzate ed "efficaci" in tali ambienti.

 

Il documento è strutturato in diversi paragrafi che riprendono i contenuti sopra elencati; ognuno riporta le informazioni rintracciate in forma estesa, intendendo fornire gli elementi e i riferimenti da cui trarre spunto per elaborare i contenuti della successiva fase di valorizzazione e comunicazione.

Per la parte botanica del lavoro alcuni dei sopralluoghi in campo sono stati effettuati congiuntamente con Ronni Bessi, attualmente funzionario dell'ufficio fauna del Corpo Forestale Valdostano ed esperto di zone umide in Valle d'Aosta. Sono poi stati utilizzati alcuni dati derivanti da precedenti studi effettuati sul sito dal botanico svizzero Michel Desfayes e dalla guida naturalistica Roberto Andrighetto. Tutte le specie botaniche riportate sono state comunque riconosciute durante i sopralluoghi effettuati per il lavoro in oggetto.

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