Personaggi
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Un “album dei ricordi” ricco di suggestioni e affollato di personaggi, quello del Gran San Bernardo e della Valpelline. Le prime pagine affondano nel mito: tra le leggendarie fatiche di Ercole non sarebbe mancata neanche quella dell’attraversamento delle infide Alpi. Impossibile dare al mito il sigillo della verità storica, ancora più arduo stabilire se fu proprio sul Mont-Joux che l’eroe greco posò i piedi. Ben più solido fondamento ha invece il passaggio di Annibale sulle Alpi (218 a. C.), ma gli storici antichi, troppo impegnati a magnificare l’impresa, non hanno lasciato scritto il nome del valico utilizzato dalle armate puniche.

Il colle di Saint-Rhémy-en-Bosses potrebbe rientrare nelle descrizioni di Polibio tanto quanto il Piccolo San Bernardo o uno dei valichi sul crinale del Monviso, in Piemonte. Viceversa è fuor di dubbio che Carlo Magno utilizzasse il Mont-Joux per spostarsi tra Italia e Francia, tra cui anche al rientro da Roma, dopo la sua celebre incoronazione a imperatore il giorno di Natale dell’800. Drammatico il passaggio di Enrico IV con la sua corte in pieno inverno, nel gennaio del 1077, diretto a Canossa a chiedere l’assoluzione dalla scomunica a papa Gregorio VII.

Le tensioni con il potere ecclesiastico attirano come una calamita gli imperatori tedeschi e le loro armate, che calano in Italia attraverso il “Grande” sotto Enrico V (1110) e Federico Barbarossa (1175). Il flusso di dignitari e imperatori prosegue quasi senza sosta fino al passaggio di Napoleone (maggio 1800) e, in epoca a noi più vicina, con le visite ai canonici della regina Margherita di Savoia e della principessa Maria José. Un posto particolare tra i frequentatori del colle spetta allo scrittore americano Halliburton, che nel 1935 volle raggiungere il Gran San Bernardo a dorso di elefante, per dimostrare che lo stesso itinerario non sarebbe stato impossibile ad Annibale.

Non meno importante per le vicende del valico il ruolo del canonico Bernardo Laurent Murith, studioso di archeologia cui va il merito delle campagne di scavo al Plan de Jupiter a fine Settecento. La Coumba Frèide è stata culla di personaggi come il mistico Jean Antoine Pellissier, di Saint-Oyen (1715-1786), e il generale Guillaume Cerise, nato ad Allein nel 1770, animatore del particolarismo valdostano negli anni della Rivoluzione Francese. Saint-Oyen ha dato i natali anche al sacerdote Jean Mellé, un contemporaneo di Pellissier che visse soprattutto a Torino e fu precettore di Vittorio Alfieri. A Saint-Rhémy-en-Bosses vede invece la luce, nel 1845, il “falsario buono” Joseph-Samuel Farinet.

Un’alone di leggenda resiste intorno a questa figura, che comincia a spacciare monete false per riscattare i debiti del padre, e in seguito decide di farlo per tutti i contadini poveri della zona. Condannato in contumacia ad Aosta, ripara nel Vallese, dove trova la morte in circostanze misteriose nel 1880. Passando alle vicende della Valpelline, la carrellata dei personaggi illustri non può che aprirsi con il riformatore religioso Giovanni Calvino. La tradizione lo vuole in fuga verso la Svizzera attraverso Roisan e la Vy Durand nel 1536, per sfuggire alla cattura decretata dalla famosa assemblea dei valdostani del febbraio di quell’anno, che riaffermò la fedeltà della Val d’Aosta alla fede cattolica e ai Savoia.

E’ invece storia il passaggio di Luigi Einaudi, economista e primo presidente della Repubblica Italiana, attraverso la Fenêtre Durand. Nel settembre 1943, per sfuggire alla cattura da parte dei fascisti, pernotta a Doues, raggiunge By dove passa la notte successiva e poi sconfina in Svizzera. A By è ospite in casa di un altro valdostano illustre, Paul-Alphonse Farinet, che diventerà nel 1948 deputato e spenderà le sue energie nella progettazione e realizzazione del traforo del Monte Bianco. Nello stesso autunno del 1943 fa base all’alpeggio Berrio di Ollomont l’alpinista milanese Ettore Castiglioni, esteta, forte scalatore, apprezzato compilatore di guide alpinistiche. Nonché, in quell’ultima coda del conflitto, guida attraverso la Fenêtre di famiglie ebree in cerca di salvezza dalla deportazione nei campi di concentramento tedeschi.

E ancora del secolo scorso fanno parte i vividi ricordi dell’abate Giuseppe Henry, parroco di Valpelline dal 1903 al 1947, fecondo studioso e figura emblematica per l’intera valle del Buthier, di cui esplorò cime e ghiacciai con passione alpinistica. Infine, Doues onora la memoria di due “primatisti” come Adolfo Létey - sindaco del paese per 39 anni, cui è stato recentemente dedicato un rifugio ai piedi del colle Champillon – e di quello che per oltre 50 anni è stato il suo parroco, don Antonio Gaod.




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