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Studio Storico Ambientale Marais Vivier

La storia del sito e la figura dell'Abbè Henry

 

 

LA STORIA DEL SITO

La ricerca bibliografica ha rilevato negli scritti dell'abbé Henry, dal titolo "Reconnaissances et inféodation dans la Valpelline (seigneurie de Quart) en 1500" (1938), la sola documentazione storica esistente che attesti l'avvenuta presenza del marais-vivier di Bionaz.

I documenti testimoniano la diffusione di marais-viviers destinati all'allevamento e alla pesca delle trote. L'Abbé Henry cita l'abitudine delle "gens de plume", in particolare dei notai, di distrarsi e riposarsi praticando la pesca delle trote e definisce viviers i piccoli stagni, o le piscine, in cui si praticava l'allevamento delle trote.

A tal proposito nomina: il vivier di Arliod, "costruito" per servire i nobili di Arliod e per l'appunto il vivier di Oyace, oggi Bionaz, costruito nel medio evo per le esigenze e lo svago del Duca di Savoia, infatti era denominato il viverium Domini Nostri Ducis.

Proprio a Bionaz attorno allo chalet de pêche du seigneur sorgeva anche un piccolo villaggio, le village de Vivier, scomparso in seguito al progressivo abbandono della pratica dell'allevamento e della pesca nel vivier e, forse, alle conseguenze di una frana che ne distrusse i fabbricati.

 LA FIGURA DELL'ABBE' HENRY

Parroco, alpinista, botanico, glaciologo, meteorologo, storico, filologo, scrittore e poeta… e con questo ancora non si è detto tutto dell'Abbé Joseph-Marie Henry.

Nato nel 1870 a Courmayeur, figlio di una apprezzata guida alpina prematuramente scomparsa che gli trasmette la passione per la montagna sotto tutti i suoi aspetti e per l'alpinismo in particolare, il giovane Henry riceve i sacramenti del sacerdozio ad Aosta nel 1892. Inizia così la sua "carriera" di parroco che lo porta a toccare Doues, Cogne, Verrayes, Villeneuve, La Salle, Saint-Pierre e Pollein prima di approdare a Valpelline, che diventerà la sua meta definitiva e alla quale dedicherà gran parte delle sue molteplici attività.

A lui dobbiamo molte "prime" alpinistiche proprio nella Valpelline e la realizzazione della celebre "Guide du Valpelline", che affianca numerosissime pubblicazioni a carattere storico, natuaralistico e narrativo tra le quali è d'obbligo citare la "Histoire de la Vallée d'Aoste" ed il fondamentale "Reconnaissances et inféodations dans le Valpelline en 1500", opera unica nel suo genere.

Il suo impegno e il suo dinamismo lo hanno portato a collaborare alla realizzazione del giardino botanico Chanousia al Colle del Piccolo San Bernardo e a promuovere la costruzione di numerosi ricoveri e bivacchi d'alta montagna.

La sua statura di studioso è stata riconosciuta sia a livello locale che nazionale, ne sono prova la carica di Presidente della "Société de la Flore Valdôtaine" e i numerosi contributi per la Rivista Mensile del C.A.I., la Rivista della Giovane Montagna; all'estero ha collaborato alla Revue Alpine de Lyon e a Les Alpes Valaisannes du C.A.S.

Amico personale della Principessa del Piemonte che gli rendeva spesso visita presso la curia di Valpelline, era riuscito nel corso degli anni a trasformare proprio il suo piccolo paese in una sorta di centro intellettuale nel quale si davano appuntamento studiosi di ogni provenienza e di ogni estrazione per potersi confrontare con l'Abbé.

Difficile aggiungere qualcosa di nuovo sulla figura di questo straordinario personaggio, di lui ci rimangono le sue opere e le sue realizzazioni, ispirate dalla curiosità, l'originalità e la modernità di una mente proiettata verso l'avvenire ma al tempo stesso radicata nella cultura e nelle tradizioni della sua terra.

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