vai alla home page

Studio Storico Ambientale Marais Vivier

L'uomo e le acque

 

 

Evoluzione storica delle zone umide italiane

Nel 500 a.C. ad eccezione delle cime delle montagne e delle praterie alpine, le foreste ricoprivano estesamente il territorio italiano. Lungo le pianure a ridosso dei grandi fiumi, e dove questi sfociavano nel mare, così come all'interno dei lunghi cordoni di dune fossili costiere, le selve sfumavano gradualmente in ambienti umidi periodicamente o perennemente occupati da "immobili" distese d'acqua, ricchissime di vita animale e vegetale.

Questi ambienti furono sfruttati sin dall'epoca preistorica dalle popolazioni di raccoglitori-cacciatori e pescatori. Inoltre, in molte culture, le zone umide, considerati luoghi intermedi, e porte di scambio tra il mondo dei viventi e quello dei morti, avevano assunto un particolare valore magico-sacrale.

Diversi studiosi concordano sul fatto che i Romani furono i primi ad operare deforestazioni e trasformazioni del territorio su vasta scala, ivi comprese diffuse opere di bonifica di aree paludose e di veri e propri laghi.

Quelli che furono definiti i secoli bui, conseguenti alle invasioni barbariche ed al crollo dell'impero romano, furono caratterizzati dal ritorno delle foreste e delle paludi in molti dei loro luoghi d'origine.

Nell'Alto Medio Evo i grandi fiumi, specie nella Pianura Padana, potevano esondare, nei periodi di piena, nelle ampie paludi e nelle golene che essi stessi ricreavano e modellavano, mentre dal dodicesimo secolo in poi risultarono sempre maggiori le opere di arginatura che ne imbrigliavano i corsi, e le aree di sfogo vennero destinate a campi coltivati e terreni per nuovi insediamenti.

All'epoca della proclamazione dell'Unità d'Italia, un'ulteriore accelerazione alla bonifica integrale delle rimanenti paludi la si ebbe con particolare impegno del Ministero dell'Agricoltura.

Allo stato attuale esistono dati discordanti sulle zone umide superstiti: alcuni autori parlano di 2500-3000 Km quadrati incluse le zone umide artificiali, altri di soli 1500. Il riconosciuto valore idrologico, produttivo, naturalistico e talora turistico delle aree umide ha indotto un arresto nelle opere di bonifica, almeno per le aree più estese e famose.

Le paludi

Le paludi sono superfici caratterizzate dalla presenza di acqua stagnante che può raggiungere un livello che in genere non supera i 150 cm e in alcuni casi da acqua più o meno corrente, non oltre i 20 cm che caratterizza l'habitat di eccellenza per numerose specie, dette anche elofite.

Nei punti più profondi delle acque stagnanti si sviluppano i canneti, ovvero formazioni vegetali la cui copertura è costituita da specie a fusto cavo, come la ben nota canna palustre (Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steudel) o l'altrettanto comune tifa (Typha latifolia L.).

ITA - FRA

 Valid XHTML 1.0!  Valid CSS!  Level Triple-A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0  

CONTATTI

CREDITS